Studio ambientale rivela la salute dei mari italiani

Un recente studio ambientale condotto in Italia ha fornito una panoramica dettagliata sulla salute degli ecosistemi marini nel paese. Sono rivelate informazioni cruciali sullo stato dei coralli, della Posidonia oceanica e di altre specie marine. Il lavoro, parte delle attività di monitoraggio della Strategia Marina europea, è stato presentato durante un convegno a Palermo il 25 settembre.

Direttiva acque – fonte ISPRA

I coralli

I coralli, come elementi chiave degli ecosistemi marini, svolgono un ruolo cruciale nell’equilibrio ecologico dei fondali marini.
La biodiversità all’interno degli ecosistemi corallini è straordinaria, con migliaia di specie che coesistono in armonia. I coralli formano strutture complesse chiamate barriere coralline, fornendo habitat essenziali per una vasta gamma di organismi marini. Tuttavia, la crescente minaccia dei cambiamenti climatici, dell’inquinamento e della pesca eccessiva ha messo a rischio la salute di questi ecosistemi.

Gli studi condotti sui fondali marini si concentrano sulla comprensione della biologia, dell’ecologia e della fisiologia dei coralli, nonché sulla valutazione dell’impatto antropogenico. Tecniche avanzate, come l’imaging subacqueo e l’utilizzo di veicoli subacquei remoti, consentono la documentazione dettagliata degli habitat corallini. Tutto ciò fornisce dati fondamentali per la formulazione di strategie di conservazione.

Dunque, è necessario tenere in conto le minacce attuali e future per la sopravvivenza dei coralli. Bisogna sottolineare l’urgente necessità di interventi mirati per proteggere questi ecosistemi unici.
L’implementazione di aree marine protette, la promozione di pratiche di pesca sostenibile e l’attuazione di misure di adattamento ai cambiamenti climatici emergono come strategie chiave per garantire la salvaguardia a lungo termine dei fondali marini.
Infine, la ricerca sottolinea il ruolo essenziale che i coralli giocano nel mantenimento dell’equilibrio ecologico e nell’offerta di servizi ecosistemici vitali per l’umanità. La consapevolezza pubblica e l’impegno verso la conservazione marina sono fondamentali per preservare la bellezza e la diversità dei fondali marini per le generazioni future.

Specie aliene nei nostri mari

Sono state individuate diverse specie marine aliene, ovvero organismi introdotti attraverso attività umane che si trovano al di fuori del loro areale naturale di distribuzione.
Il monitoraggio ha identificato un totale di 289 specie marine aliene nei mari italiani. Queste specie sono giunte nell’area geografica attraverso attività umane, rappresentando una componente significativa della diversità biologica marina.

Le attività di monitoraggio, concentrate soprattutto nelle aree portuali dove il rischio di introduzione è maggiore, hanno rilevato la presenza di 78 specie marine aliene. Di queste, 20 sono esclusive del Mar Adriatico, 9 del Mar Ionio e 17 del Mar Tirreno, mentre 11 specie sono comuni ai tre mari italiani.

Tra le specie identificate, sono stati rilevati 25 anellidi, 18 crostacei e 11 molluschi. Questa diversità di taxa suggerisce una varietà di vie di introduzione e adattamento al nuovo ambiente marino.

Alcune delle specie marine aliene individuate sono considerate invasive. Questo implica che tali organismi possono avere un impatto significativo sugli ecosistemi nativi. Possono competere con le specie indigene, alterando le dinamiche dell’habitat e influenzando la catena alimentare.

Interessante notare che alcune di queste specie sono state rinvenute per la prima volta nell’area di interesse durante le attività di monitoraggio. Questo sottolinea la necessità di un monitoraggio continuo e di interventi tempestivi per gestire le specie marine aliene appena introdotte.

Il rilevamento e la documentazione di queste specie marine aliene forniscono informazioni cruciali per la gestione e la conservazione degli ecosistemi marini. Affrontare le specie invasive richiede strategie di gestione mirate e sforzi coordinati a livello locale e internazionale, in modo da prevenire ulteriori impatti negativi sulla biodiversità e sulla salute degli oceani.

Lo studio ambientale

Gli scienziati hanno censito formazioni coralligene in 8 regioni italiane, esaminando 160 siti di studio. Le principali specie di corallo osservate includono Eunicella, Pentapora e Paramuricea. Inoltre, sono stati individuati “letti a rodoliti” in 9 regioni, caratterizzati da piccole alghe calcaree simili a popcorn, presenti in 37 aree di monitoraggio.

Nel contesto della Posidonia oceanica, pianta endemica del Mediterraneo, il monitoraggio delle praterie ha rivelato segnali di disturbo, con il 25% dei siti monitorati che presenta una bassa densità di fasci al metro quadrato. Tuttavia, in circa il 63% delle aree indagate, la densità è di tipo “normale”, mentre nell’11% è “eccezionale”.

I rifiuti marini sono stati un altro punto chiave dello studio. Sebbene si sia osservata una riduzione significativa dei rifiuti spiaggiati, la densità media costiera di rifiuti in acqua è di 105 oggetti per chilometro quadrato. La plastica monouso costituisce circa il 20% di questi rifiuti, con più dell’80% composto da polimeri artificiali.
Un aspetto interessante dello studio riguarda le specie marine aliene. Sono state identificate 289 specie non indigene nei mari italiani, introdotte attraverso attività umane. Di queste, 78 specie sono state rilevate attraverso il monitoraggio, di cui alcune sono considerate invasive e sono state scoperte per la prima volta nelle aree studiate.

Un altro risultato positivo riguarda il fenomeno dell’eutrofizzazione, processo che può portare a fioriture di alghe e riduzione di ossigeno. Grazie a misure adottate negli ultimi 40 anni, come la diminuzione del fosforo nei detergenti e una migliore gestione delle acque reflue, si è registrata una significativa riduzione di questo fenomeno.

Il direttore generale dell’Ispra, Maria Siclari, ha sottolineato l’importanza di questo lavoro nel fornire dati ambientali. Ha evidenziato il crescente impegno del Sistema nazionale per la protezione ambientale e delle istituzioni coinvolte nel preservare gli ecosistemi marini italiani. La collaborazione tra diverse entità, comprese le università e gli enti di ricerca, è stata fondamentale per il successo di queste indagini e per rispondere agli obblighi europei e internazionali in materia ambientale.

L’importanza cruciale del monitoraggio ambientale

Lo studio ambientale condotto in Italia rivela l’importanza cruciale del monitoraggio costante per la comprensione e la preservazione degli ecosistemi marini. Questo approccio scientifico fornisce dati fondamentali per valutare lo stato di salute dei mari italiani e adottare misure mirate a proteggere la biodiversità marina. Ecco alcune delle ragioni per cui il monitoraggio assume un ruolo chiave in questo contesto:

  • Preservazione delle Formazioni Coralligene: Il monitoraggio regolare delle formazioni coralligene fornisce informazioni vitali sulla diversità delle specie e sulla salute degli ecosistemi marini. L’identificazione delle specie di corallo, come Eunicella, Pentapora e Paramuricea, consente di valutare la presenza di minacce e di adottare strategie di conservazione.
  • Monitoraggio della Posidonia Oceanica: Le praterie di Posidonia oceanica svolgono un ruolo chiave nell’ecosistema marino. Il monitoraggio costante permette di identificare segnali di disturbo, come la riduzione della densità dei fasci. Ciò consente interventi tempestivi per preservare queste importanti aree di habitat.
  • Gestione Sostenibile dei Rifiuti Marini: L’analisi dei rifiuti marini fornisce informazioni cruciali sulla presenza e sulla composizione dei materiali inquinanti. Il monitoraggio costante permette di valutare l’efficacia delle politiche di gestione dei rifiuti e di adottare strategie per ridurre ulteriormente l’impatto ambientale.
  • Rilevamento delle Specie Marine Aliene: Il monitoraggio delle specie marine aliene è essenziale per comprendere l’impatto delle introduzioni non indigene sugli ecosistemi locali. Identificare e monitorare queste specie consente di gestire e mitigare potenziali effetti negativi sulla biodiversità nativa.
  • Controllo dell’Eutrofizzazione: Il fenomeno dell’eutrofizzazione è strettamente monitorato per valutare la qualità dell’acqua e identificare eventuali aumenti di nutrienti che potrebbero portare a fioriture di alghe. Il monitoraggio consente di valutare l’efficacia delle misure adottate per ridurre l’eutrofizzazione e mantenere gli ecosistemi marini in equilibrio.

In conclusione, il monitoraggio ambientale rappresenta uno strumento fondamentale per valutare, prevenire e rispondere alle minacce che possono compromettere la salute dei mari italiani. La raccolta costante di dati fornisce una base scientifica per le decisioni di gestione ambientale, contribuendo alla conservazione a lungo termine della ricchezza e della diversità degli ecosistemi marini.

Nel nostro blog troverete altri articoli incentrati sul monitoraggio e molto altro.

Fonti

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