Guerra in Ucraina: quali conseguenze sulla qualità dell’aria?

Gli eventi bellici in Ucraina hanno destato preoccupazioni per il rilascio di sostanze radioattive. Anche in Italia, molte Agenzie regionali per la protezione dell’ambiente (ARPA) hanno iniziato a monitorare la presenza di radionuclidi nell’aria.

In Friuli-Venezia Giulia, il Centro regionale di radioprotezione (CRR), con l’utilizzo di strumentazioni che consentono il controllo della radioattività ambientale, sta monitorando la situazione. Dal confine orientale dell’Italia fino ad ora sono arrivate notizie rassicuranti: «Tutti i rilievi finora eseguiti non evidenziano alcun innalzamento della radioattività in aria». ARPA FVG ha affermato che, al momento, il controllo è principalmente concentrato sulla radiazione gamma in aria e sulle polveri totali sospese (particolato atmosferico). L’agenzia, inoltre, pubblica regolarmente le misure dell’irraggiamento dell’aria e che rappresentano la somma della radioattività di origine naturale e di origine artificiale. Queste consentono di individuare i rilasci di effluenti radioattivi in aria. Ma dall’inizio degli eventi bellici, quindi da più di un mese, non sono stati rilevati radionuclidi artificiali nell’aria.

Preoccupazioni e conseguenze

Le preoccupazioni sulla radioattività dell’aria sono aumentate con l’avvicinamento delle truppe russe al laboratorio di Chernobyl, zona già interessata dal disastro nucleare del 1986. La centrale, pur non essendo attualmente funzionante, necessita di un controllo e una gestione costante, in quanto possiede “campioni di radionuclidi”, come affermato dall’Agenzia statale dell’Ucraina. Inoltre, alcuni incendi boschivi si sono verificati nella zona circostante e questo ha allarmato le agenzie ambientali.

Secondo alcuni dati riportati, si pensa che attualmente i valori radioattivi attorno a Chernobyl abbiano superato sette volte i limiti previsti. Attualmente, tra le truppe dislocate in Bielorussia ci sarebbero molti soldati in condizioni gravi con sintomi acuti da esposizione a materiale radioattivo. Le radiazioni possono causare danni sia a breve che a lungo termine. Possono provocare danni immediati o danneggiare le cellule viventi alterandone il materiale genetico che si riproduce in maniera anomala. Questo può portare all’insorgere di tumori anche a distanza di tempo se si è colpiti da forti radiazioni.

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Oltre alle conseguenze sulle persone, ci sono rischi riguardanti anche oltre 70mila specie di animali e vegetali. Infatti, proiettili, bombe ed esplosioni rilasciano molti materiali nocivi, metalli pesanti, amianto degli edifici ecc.  Anche lo spostamento delle truppe, la produzione delle armi e materiali da combattimento consumano molta energia e rilasciano grandi quantità di inquinanti (sostanze cancerogene contenute negli esplosivi).

Possibile radioattività nell’aria nelle regioni italiane?

Le Agenzie ambientali italiane svolgono le loro ricerche in collaborazione con l’ISIN (ispettorato Nazionale per la Sicurezza Nucleare e Radioprotezione). L’ISIN ha partecipato alla riunione straordinaria del Gruppo di organismi regolatori europei nel campo della sicurezza nucleare (ENSREG). Essi lavorano per il monitoraggio della condizione ambientale dopo l’avvicinamento alla centrale di Chernobyl e i possibili rischi agli impianti nucleari.

In Italia, la regione Piemonte ha 29 stazioni di misura in tempo reale attive sul territorio e che inviano dati con cadenza oraria. Ad ora, i risultati osservati da ARPA Piemonte sono nella norma e non presentano variazioni significative rispetto al livello normale. Anche in Valle d’Aosta i dati di radioattività non sono anomali e non destano preoccupazioni, ma il monitoraggio per segnalare eventuali variazioni di radioattività continua. Il Centro regionale radioprotezione (CRR) di ARPA Lombardia sta collaborando al controllo con l’invio di dati sulla radioattività dell’aria. Nonostante al momento non ci siano risultati preoccupanti, l’Agenzia ha avviato alcune attività di verifica per la gestione di queste problematiche a scopo precauzionale.

In Trentino-Alto Adige sono presenti sei stazioni di misura fisse che creano una rete di controllo della radioattività. Queste, fino ad oggi, non hanno evidenziato alcun innalzamento della radioattività in aria rispetto ai valori di fondo naturale. L’Osservatorio di ARPA Veneto aiuta nel monitoraggio con analisi radiometriche di particolato atmosferico. Anche in altre regioni italiane come Liguria, Lazio e Puglia proseguono le attività di controllo, ma non sono state rilevate anomalie

Fonti:

https://www.ensi.ch/it/2017/01/11/serie-sulla-radioprotezione-effetti-biologici-delle-radiazioni-ionizzanti/

https://www.snpambiente.it/2022/03/02/nessuna-evidenza-di-radioattivita-anomala-in-aria/

https://greenreport.it/news/energia/guerra-in-ucraina-arpa-fvg-guerra-in-ucraina-arpa-fvg-in-italia-nessun-innalzamento-della-radioattivita/

https://greenreport.it/news/energia/guerra-in-ucraina-arpa-fvg-guerra-in-ucraina-arpa-fvg-in-italia-nessun-innalzamento-della-radioattivita/

https://www.bbc.com/news/live/world-europe-60830013

Foto:

https://www.ilmessaggero.it/

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