Agro-fotovoltaico: cos’è e come funziona

Oggi parleremo dell’agro-fotovoltaico, una delle varie alternative energetiche alle fonti non rinnovabili.

E’ ormai nota la sempre più crescente necessità di abbattere le emissioni atmosferiche e gli sprechi energetici connessi alle nostre attività. Globalmente, la produzione di energia elettrica dipende ancora per circa l’80% da carbone, petrolio e gas naturale e per una parte minoritaria da energie rinnovabili, quali fotovoltaico, idroelettrico ed eolico.

Secondo uno studio di E4tech e dell’Imperial College di Londra, tra il 2008 ed il 2017 l’intensità del carbonio nel settore elettrico è diminuita solo del 7% e la Gran Bretagna risulta essere il paese che ha de-carbonizzato più velocemente di tutti per la generazione di energia, sopratutto grazie alla politica del carbon pricing.

Alle problematiche connesse all’inquinamento, dobbiamo sommare una popolazione mondiale costantemente in crescita e, conseguentemente, anche la necessità di una maggiore generazione di energia che possa soddisfare le esigenze di tutti. E’ indispensabile quindi rendere la produzione di energia sempre meno impattante e sempre più efficiente, cercando di investire il più possibile sulle fonti rinnovabili.

Da circa tre anni il Fraunhofer Institute for Industrial Energy (IAO) sta lavorando ad un progetto pilota in Germania che studia l’utilizzo della tecnica dell’agro-fotovoltaico, per cercare di unire produzione di energia a produzione di cibo.

In cosa consiste l’agro-fotovoltaico?

Lo studio che stanno portando avanti i ricercatori in Germania (Agrophotovoltaics – APV RESOLA) prevede il posizionamento di pannelli fotovoltaici, con potenza di circa 200 kW, a 5 metri di altezza dal suolo, al di sotto dei quali si può continuare a coltivare prodotti agricoli.

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L’impianto agro-fotovoltaico pilota (APV), situato a Heggelbach, nei pressi del Lago di Costanza. ©Fraunhofer ISE
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I primi moduli fotovoltaici visti dal basso.©Fraunhofer ISE

In particolare, nell’ultimo periodo gli agricoltori della zona hanno potuto coltivare frumento invernale, patate, trifoglio e sedano, registrando un aumento della resa produttiva rispetto ai campi non interessati dalla sperimentazione (ad eccezione del trifoglio che invece ha avuto un calo).

Gli effetti sul terreno dei pannelli agro-fotovoltaici

Per quanto riguarda invece l’irraggiamento solare, la ricerca ha dimostrato come al di sotto dei moduli fotovoltaici il suolo abbia ricevuto circa un 30% in meno di radiazioni rispetto agli altri campi esposti al normale irraggiamento e, di conseguenza, il terreno abbia raggiunto temperature inferiori, si sia registrata una maggiore umidità ed una minore evapotraspirazione, aspetto non secondario soprattutto per le zone con scarse risorse irrigue. Tutti questi elementi hanno permesso alle colture di resistere meglio al caldo e alla siccità estiva, rendendo questa tecnologia altamente promettente per permettere un efficientamento energetico ed una maggiore attenzione nell’utilizzo delle risorse idriche.

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