Overshoot day, cos’è e cosa significa per il pianeta

Il 29 luglio è stato l’overshoot day del 2019, ma cosa vogliamo dire esattamente con questa espressione?

L’overshoot day è il giorno in cui le risorse ed i servizi ecologici richiesti dall’umanità eccedono ciò che la terra può generare in quello stesso anno. Il giorno in cui la terra termina le proprie risorse e si cominciano ad intaccare le riserve, insomma.

La data è stata annunciata dal Global Footprint Network, un’organizzazione di ricerca internazionale che studia e monitora l’impronta ecologica e l’impatto che le attività umane hanno sul pianeta. Oltre a studiare l’impatto globale, il GFN valuta anche le impronte dei singoli stati, rendendo così possibile risalire all’overshoot day per ognuno di questi.

Per quanto riguarda l’Italia, il nostro overshood day risale al 15 maggio 2019, data in cui il nostro bel paese avrebbe già terminato le risorse disponibili. Inoltre, con il nostro stile di vita e le nostre attività, secondo il GFN, gli italiani avrebbero bisogno delle risorse di ben 4.7 pianeti. Dal punto di vista globale invece, è stato stimato che nel 2019 verranno consumate le risorse di 1.75 pianeti.

Con il passare degli anni, l’overshoot day è sempre arrivato in anticipo rispetto ai precedenti. Nel 2018 era stato il 1 agosto, ma se diamo uno sguardo ai primi anni 2000 il “giorno limite” era stato registrato a metà settembre. Mentre se ci spingiamo fino agli anni 70′-80′, ecco che la data cadeva intorno alla fine di novembre o ai primi di dicembre.

E’ chiaro quindi quanto sia insostenibile tutto questo, non possiamo continuare ad esaurire in tempi sempre più brevi le risorse che la terra ci mette a disposizione. Serve dunque un cambio di rotta, ma quali elementi incidono soprattutto?

Sono principalmente 4 i fattori che gravano sulla nostra impronta ecologica: le città, l’energia, il numero di cittadini e come questi si nutrono. Entro il 2050 tra il 70% e l’80% della popolazione vivrà nelle città, è importante quindi pianificare strategicamente le città del futuro, in modo tale da renderle il più possibile sostenibili, favorendo edifici ad alta efficienza energetica, un sistema di trasporto pubblico che permetta di ridurre drasticamente l’utilizzo delle automobili e le emissioni a queste connesse. Dobbiamo essere in grado di creare un equilibrio tra l’offerta di “capitale” naturale e la domanda della popolazione.

Altro fattore chiave è l’energia, che rappresenta il settore in cui si registra la maggiore impronta e le maggiori emissioni. L’energia, ancora oggi purtroppo fortemente dipendente dalle fonti fossili, rappresenta il 60% dell’impronta ecologica totale, questo vuol dire che per più della metà il nostro impatto è dovuto all’utilizzo di combustibili fossili,

Per quanto riguarda il fattore cibo, che rappresenta il 26% dell’impronta ecologica globale, le problematiche sono principalmente due: l’inefficienza delle risorse nella produzione del cibo e lo spreco. Le calorie derivanti dai prodotti animali sono assolutamente più costose in termini di risorse, rispetto alle calorie contenute nei vegetali. Il GNF stima che se il consumo di carne venisse ridotto del 50% e queste calorie venissero sostituite da una dieta vegetariana, l’overshoot day verrebbe posticipato di 15 giorni (10 solo per le emissioni di metano!). Pensate che se la Cina, come annunciato, dovesse veramente riuscire nell’intento di ridurre del 50% il consumo di carne entro il 2030, questo ridurrebbe l’impronta ecologia di 210 milioni di ettari e l’overshoot day potrebbe essere posticipato di 3 giorni.

Inoltre, quasi un terzo del cibo che viene prodotto ogni anno viene sprecato o buttato, equivalente al 9% dell’impronta ecologica. Negli Stati Uniti il 40% del cibo viene buttato e che, secondo il GNF, equivale all’impronta ecologica di Perù e Svezia insieme. Se riuscissimo a ridurre gli sprechi anche solo in parte del mondo, potremmo posticipare l’overshoot day di altri 10 giorni.

Infine, il fattore popolazione, forse il più controverso. Le previsioni dicono che saremo circa 9.7 miliardi entro il 2050 e ovviamente più siamo meno pianeta e meno risorse sono disponibili per ciascuno di noi. Il Global Footprint Network suggerisce che se ogni famiglia decidesse di fare un figlio in meno, l’overshoot day verrebbe posticipato di 30 giorni, contribuendo quindi ad una diminuzione non solo della popolazione, ma anche della pressione che questa esercita sul pianeta e sulle sue risorse.

La nostra qualità di vita e la nostra sopravvivenza sono strettamente dipendenti dalle risorse biologiche del pianeta e sono diversi gli aspetto su cui si può fare tanto e dove dobbiamo ottenere risultati nei prossimi anni se vogliamo avere una possibilità di salvaguardare il mondo come lo conosciamo oggi. Le soluzioni che già da oggi possiamo mettere in atto per iniziare a far fronte a questa crisi ambientale, oltre allo studio e allo sviluppo di tecnologie e strategie per i 3/4 fattori chiave visti prima, sono per esempio una riforestazione delle foreste tropicali e delle mangrovie capaci di accrescere la biodiversità e assorbire CO2, un’agricoltura rigenerativa per arricchire il suolo e fungere da serbatoio per l’immagazzinamento di diossido di carbonio ed infine una pesca sostenibile per sostenere la salute degli oceani e la continuità delle sue risorse per le generazioni future. Secondo il GNF riforestando 350 milioni di ettari di boschi l’overshoot day verrebbe posticipato di 8 giorni.

E’ il momento di metterci all’opera.

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